1 apr 2014

Su Di Maio e la difesa del bicameralismo perfetto

Ho già detto più e più volte che la riforma del Parlamento che mi piacerebbe prevede il Senato come camera alta, di controllo, eletta in modo proporzionale e con potere di veto o ridiscussione delle leggi uscite dalla Camera solo a maggioranza qualificata e senza potere di fiducia e bilancio.
Ma ora vorrei concentrarmi sulla strenua difesa della Costituzione che ha intrapreso, secondo me (ed altri) per puro fine propagandistico e per raggranellare qualche voto a sinistra, il Movimento 5 Stelle nella persona del Presidente Di Maio [1], dimenticando di essere contrari all'articolo 67 che vieta il vincolo di mandato per i parlamentari, all'articolo 75 che dice che gli accordi internazionali non si possono sottoporre a referendum, all'articolo 87 che dice che lo scioglimento delle Camere è deciso dal Presidente della Repubblica, all'articolo 92 che dice che il Presidente del Consiglio è nominato dal PdR e non eletto, e forse a qualche altro che non ricordo. Ma vorrei ribattere punto per punto al Presidente Di Maio.

Caro direttore,
da quando sono stato eletto deputato ho potuto comprendere che, troppo spesso, in Italia l’agenda delle riforme non è dettata da razionali obiettivi riformatori, ma da luoghi comuni dei quali l’opinione pubblica viene progressivamente convinta con il sapiente ausilio di una «informazione» compiacente. 
Verissimo. Ad esempio portare gli elettori e cittadini italiani a credere che abolendo finanziamento pubblico a partiti e giornali aumenti la democrazia e non aiuti lobby e ricchi in genere.

Con superficialità viene da anni dato per scontato che il problema dei problemi che affligge il nostro sistema istituzionale è il bicameralismo perfetto, ovvero la assoluta parità tra Camera e Senato nel procedimento legislativo, sancita dall’articolo 72 della Costituzione. Questa argomentazione scarica ingiustamente sul sistema istituzionale le inefficienze di una classe politica frammentata.
Condivisibile. Ma detto da chi, alle consultazioni per la formazione del Governo ha dichiarato che avrebbe dato la fiducia solo ad un proprio monocolore (col solo 25%!!!) e che rifiuta costantemente il dialogo con gli altri partiti, non è molto credibile.

Il bicameralismo perfetto rappresenta invece un virtuoso meccanismo tramite il quale il Parlamento è in grado di ponderare adeguatamente le scelte complesse e delicate che si trova ogni giorno ad affrontare. Sono piene le cronache politiche di proposte di legge approvate da una Camera e per le quali la stessa maggioranza riconosce la necessità di un perfezionamento in seconda lettura. Sta succedendo in queste settimane con la legge elettorale. Sono piene le cronache di leggi approvate da una Camera e fortunatamente corrette nell’altra. Tra l’altro qualora dovesse giungere in porto la riforma si creerebbero ulteriori problemi. Per esempio, l’automatica equivalenza tra una frettolosa delibera della Camera dei deputati e l’entrata in vigore di una legge comporterebbe la necessità di continui nuovi interventi correttivi con un conseguente e ulteriore deterioramento della qualità della legislazione.
Vero. Solo che esistono numerosi esempi anche del contrario, ad esempio il Decreto Visco-Prodi che rimetteva l'ICI ai beni non religiosi della Chiesa, che tra uno sballottolamento da una Camera all'altra è diventato "non esclusivamente religiosi", escludendo così tutti gli edifici in cui vi fosse una cappella (ovvero tutti).

La vita parlamentare degli ultimi anni ci insegna poi come una maggioranza parlamentare compatta sia in grado di approvare in pochi giorni anche leggi importanti e contestate dall’opinione pubblica, come nel caso del cosiddetto «lodo Alfano» approvato in soli 20 giorni nel luglio 2008.
Questo sì che è darsi la zappa sui piedi. Non mi sembra, infatti, che il Lodo Alfano sia stato fermato dal Bicameralismo.

La Costituzione e i Regolamenti parlamentari vigenti contengono gli strumenti che consentono ad una maggioranza parlamentare di legiferare in tempi rapidi: dai procedimenti decentrati (sede legislativa e deliberante) fino ad arrivare alla deliberazione d’urgenza sui progetti di legge e ai decreti legge per le situazioni di straordinaria necessità e urgenza.
Salvo poi urlare al golpe quando la Presidente Boldrini applica tali regole.

Va tutto bene così? No, il testo costituzionale necessita senz’altro di una manutenzione. Penso, innanzitutto, alla riduzione del numero dei parlamentari: 945 sono decisamente troppi. Occorre, altresì, limitare il ricorso alla decretazione d’urgenza e inserire nuovi strumenti di partecipazione popolare, nonché rivedere il nuovo riparto di competenze tra Stato e Regioni che dal 2001 ad oggi ha provocato tanti contenziosi.
In pratica sta dando ragione a Renzi?

Fondamentale è quindi non confondere i cosiddetti «costi della politica» con quelli della democrazia.
Questa si commenta da sola.

Trovo semplicistico trattare la questione delle riforme con la calcolatrice, anche perché — in questo caso — i risparmi sarebbero davvero trascurabili. Basti pensare che il Senato verrebbe trasformato e non soppresso, per cui sarebbe sempre necessaria una Amministrazione servente, il cui costo non sarebbe quindi eliminato. Al contempo, il numero dei deputati rimarrebbe invariato.
Bene, attendiamo con ansia che il M5S applichi ciò a finanziamento pubblico a partiti e giornali, questione F35, etc.

Sulla piattaforma online del Movimento 5 Stelle ci apprestiamo ad avviare una grande fase di consultazione dei cittadini in materia di riforme costituzionali e lavoro. Credo si tratti, ancora una volta, di un coinvolgimento senza precedenti. Spero che ci sarà un’ampia e approfondita riflessione sul valore e sul ruolo della nostra Camera alta.
Innanzi tutto, complimenti per i riflessi pronti. Avete avviato la consultazione sulla legge elettorale solo dopo che c'era già un accordo, dal quale vi siete auto-esclusi; ora avvierete una consultazione su riforma costituzionale e lavoro solo dopo che il Governo ha già agito.
Con calma eh, tranquilli, fate con comodo.
E in ciò non discuto nemmeno il concetto di ampio (40.000 iscritti certificati decidono per 8.5 milioni di elettori) né il concetto di riflessione (con la formula referendaria non si riflette su niente, non si discute, non vengono fuori idee si clicca e basta).

Spero di essere stato esauriente, Presidente.

___________________________
[1] Mi importa poco come voglia essere chiamato, è un vice Presidente della Camera e io lo chiamo Presidente come dovuto.

Nessun commento:

Posta un commento

Libertà assoluta, anche se mi offendi al limite ti rispondo ma non ti censuro