12 apr 2013

Il Partito Democratico e il metodo scientifico galileiano

Ho letto la tesi esposta da Fabrizio Barca: lo sperimentalismo democratico.

Poco da dire.

Dal punto di vista del metodo: semplicemente perfetto. Galileo è applicato alla perfezione: osservazione, analisi di letteratura, elaborazione di un modello, verifica sperimentale da fare per far diventare Teoria questa Tesi.

Entrando nel merito: che dire, sono d'accordo su tutta la linea. Sottolineo passi che reputo importanti.

  1. È vero, è ipocrisia parlare di centro destra centro sinistra, perché destra e sinistra sono concetti relativi. In Italia il PD è la sinistra, il PdL e la Lega la destra, poi ci sono vari satelliti, il centro non esiste.
  2. La discussione come base di tutto, la "mobilitazione cognitiva": la rete aiuta, ma non basta. Serve discussione seria tra diversi purché ragionevoli.
  3. Stato, Governo, Parlamento/Consigli e Partito sono enti completamente disgiunti.
  4. Il superamento della tesi socialdemocratica quanto dell'antitesi liberista tramite un'hegeliana sintesi definita "sperimentalismo democratico".
  5. L'esistenza di funzionari/dirigenti/quadri se necessario stipendiati, purché con tempo e funzioni limitate, e ricordando il punto 3.
Che dire? Tre parole.

Io ci sto.

Solo ora abbiamo una base teorica per fare veramente il Partito Democratico. Facendo finire, insieme a questa orribile cosiddetta Seconda Repubblica (che reputo essere la coda cesarista della prima) il transitorio in cui il PD è stato l'unione di DS e Margherita.

Facciamolo. Prima possibile.

Postilla: per quelli che «la solita sinistra che parla e non si capisce un cazzo», questa era l'esposizione, con tutti i sacri crismi del paper scientifico, di una tesi scientifica. Il tempo della divulgazione verrà, spero presto. E su ciò sono disposto a fare la mia parte.

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