13 gen 2014

Sulla forma di Stato e di governo - dialogo sopra la democrazia

Dopo un vivace scambio di tweet con Marco Pizzino (@DeathMarco14), ho deciso di sistematizzare il nostro dibattito, ospitando la sua Tesi e controbattendo.

Questo post è lungo e cervellotico, sconsigliato a chi si stanca presto e non apprezza la filosofia e la scienza o quanto meno le seghe mentali. Inizio riportando il documento autografo di Marco:

Nel corso degli ultimi anni trascorsi tra Libri di Storia, Blog di Politica Internazionale e
semplici chiacchiere, ho visto mutare il mio pensiero politico e il primo a sorprendermi fui
io stesso.
Come persona non sono mai stato incline ad interessarmi al modello Partitico della
Democrazia Parlamentare in Italia. Non ho mai ritenuta esatta l’idea che ci si debba
schierare da una parte o dall’altra per avvalorare e portare avanti delle idee, tanto che più
volte negli anni - quando ancora avevo un barlume di politicizzazione democratica in me -
una volta propendevo per una parte una volta per l’altra a seconda di quale fosse la
proposta di Legge o l’Idea di base che muovesse un’iniziativa Politica che potesse
interessarmi.
Altresì non ho mai espresso grande amore per le Grandi Dittature del XX Secolo perché in
esse, come tutte le persone che amano la Libertà in senso reciproco e assoluto del
termine, ho sempre visto i ben noti a tutti elementi di coercizione e di violenza sull’individuo
non schierato a favore di esse minandone già la simpatia per loro (questo per confutare i
possibili accusatori di nostalgia di certi regimi).
Molte volte mi sono interrogato su come intere masse di persone avessero potuto dare
largo consenso a Dittatori Sanguinari che noi tutti conosciamo; così, armato di curiosità,
presi i libri di Storia e mi misi a ripassare.
Con somma sorpresa vidi che le Dittatura più sanguinaria del nostro tempo, il Nazismo,
non è nata dalle ceneri di Stati Repressivi ma fu preceduta da un periodo di grandi
fermenti Democratici e di Libera circolazione di idee che hanno favorito persone come
Adolf Hitler ad alimentare la fiamma della follia tutelato da quelle leggi con cui egli stesso poi prese pieni poteri sino ad abolirle.
Ricordiamoci che prima dell’ascesa di Hitler, che qui sarà il mio esempio, la Germania era
investita, oltre che dalla Crisi del ’29, da una forte incertezza economica e instabilità
ideologica dovuta alla Sconfitta della Prima Guerra Mondiale e alle pesanti sanzioni che il
Trattato di Versailles impose alle Germania, riducendone di fatto sia il potere di
controllo sulle Forze Armate sia il potere di controllo sul Libero Mercato delle proprie
merci quanto delle proprie idee di mercato. In questo quadro complicato, come ci è noto,
non fiorirono associazioni solo di stampo totalitario ma vi fu una vera e propria rinascita e
partecipazione associativa variegata che contrapponeva ai Nazionalsocialisti molti Partiti
di stampo più o meno moderato, alcuni intenzionati a ristabilire una Politica Bismarkiana
conservatrice, altri a impostare un modello social-democratico più libero; altri, estremisti
quanto Hitler, chiaramente schierati a favore della neonata Unione Sovietica.
L’elenco delle vicende che portarono Hitler al potere sono note ma il dettaglio che ci
sfugge ogni volta che leggiamo la storia di questo carnefice, metafora stessa delle atrocità
che l’essere umano può compiere, è che lo stesso, e il suo partito, ottennero in Germania
nelle elezioni prima del Golpe il 33% e in seguito il 44% dei voti. La mia riflessione sulla
Democrazia e sulla Giustizia che da essa ne può derivare parte proprio da qui:
“Come può una forma di potere, in varie forme di governo conosciute nel corso della storia
che,
de facto, garantisce la libera associazione e circolazione di ogni idea, nazismo
compreso, essere la garanzia per la Giustizia delle persone?”
Da queste riflessione le mie idee si sono sempre più allontanate dal concetto cardine su
cui la Democrazia si basa:
Il Voto.
Il Voto come tutti sappiamo, sia nel sistema proporzionale che maggioritario, garantisce ad
una persona (o partito) di portare la propria istanza dinnanzi alle persone e, convincendole
delle proprie buone intenzioni, cercare da esse un Voto che può portare loro al potere in
rappresentanza degli stessi che li hanno preferiti agli avversari.
Ma se nella logica questa scelta può ritenersi assolutamente condivisibile, non ci sarebbe
niente di più giusto al mondo, nella pratica il sistema democratico favorisce la nascita di
qualsiasi tipo di forma partito con qualsiasi modello di idee all’interno e, se questa ottiene
la maggioranza dalle persone che hanno votato, allora tale maggioranza siederà al
governo con forti poteri decisionali sulle persone, anche coloro che avevano espresso forti
perplessità preferendo altri o, addirittura (come me), non preferendo nessuno.
In breve la Democrazia dà il potere ad una Persona Disonesta, che per ragioni personali
ed economiche cerca una via parzialmente legale per salvarsi da possibili processi e in
virtù del suo potere economico sceglie di corrompere parte del sistema politico e
ammalando il concetto stesso di voto (vi ricorda qualcuno negli ultimi 20 anni della Storia
d’Italia? Uno a caso.) di mettere in piedi un Partito per aggregare un numero nutrito di
persone, ingenue o disoneste com'egli stesso, e farsi carico delle istanze proprie di questa
schiera di persone che, volenti o nolenti, in un sistema democratico hanno garantiti dei
diritti che altrimenti non avrebbero in alcun sistema che trovi nella Giustizia e nel Bene
(Assoluti e non come concetti relativi) gli unici fondamenti dell’esercizio di governo (che io
non chiamerò mai potere).
Da questi semplici presupposti ho capito che la Democrazia, per quanto a livello teorico
sia una garanzia per la libertà (libertà e democrazia ricordo non siano sinonimi)
d’espressione del singolo individuo, può altresì (nel suo lato oscuro), essere un sistema
che garantisce, fino a prova contraria, un sistema corruttivo allargato dove quegli stessi
diritti che dovevano salvaguardare l’efficienza di un Paese ora sono subdolamente usati
per alimentare un malaffare generalizzato e connaturato non solo nella classe politica ma
anche nella vita comune di tutti i giorni di molti cittadini (vi ricorda qualche Paese?).
Così mi sono documento: ho iniziato da Rothbard, ebreo statunitense affermato
economista e padre fondatore della scuola Libertarian (consiglio a tal proposito di leggere
il breve libro “Società senza Stato”). Sono incappato nella Repubblica di Platone,
passando per Nietzsche e Lao Tze e, per quanto ognuno di loro propendesse per una
Società dove la Libera Circolazione delle Idee fosse un caposaldo fondamentale, altresì
ne era, anche, un caposaldo l’impossibilità di conciliare tale presupposto di vita sociale
con il sistema Democratico poiché quest’ultimo non compie mai scelte sulla qualità degli
individui che decidono e votano né su chi votano, né sulle qualità morali di coloro che
stanno votando.
La mia obiezione alla Democrazia non è un tentativo nostalgico di porre a Capo di un
Sistema un potere costituito che mini la libertà degli individui (che essi siano bianchi,
omosessuali, eterosessuali, di colore opposto al mio, donne o uomini), anzi; ma il tentativo
di porre il dubbio, e non di formulare una soluzione, di quanto il sistema Democratico se
da un lato garantisce Diritti a tutti li garantisce anche a chi è disonesto e recidivo.
La mia obiezione punta a chiedere se la Società Civile è matura abbastanza da
riconoscere in un modello, il più simile alla Repubblica di Platone, una scelta di governo
giusta per gli individui, anche di coloro che non godranno delle stesse capacità di decidere
delle persone a capo di essa. Siamo abbastanza saggi e abbastanza altruisti da mettere
da parte il nostro ego ferito e capire che forse non sempre la nostra saggezza è in grado
di scegliere per noi stessi e per gli altri, siamo capaci di dare a persone Migliori di noi il
potere che noi non sapremmo gestire?
E’ vero che sia molto difficile stabilire chi sia Migliore e in ciò sta il forte paradosso della
mia idea, nessun Migliore se è davvero tale si sente autorizzato ad avere potere sugli altri
perché lui stesso ne vede i limiti e i lati oscuri di tale scelta (questo è un concetto
fondamentale alla base della Via che Lao Tze spiega in modo elusivo proprio perché
l’elusività è alla base dei principi taoistici in netta contrapposizione alle forme regolate del
confucianesimo); altresì però se per assurdo
dimostrassimo (a mio modesto parere qui la dimostrazione controfattuale, generalmente chiamata "per assurdo" non c'entra, penso Marco intendesse dire qualcosa come 'ipotizziamo che', nota del curatore) che un Migliore esiste e che esso,
assieme ai suoi pari, avesse potere di servire (e non comandare), capirebbe quali scelte
siano mosse dalla disonestà e quali mosse dal bene soggettivo o collettivo che
un individuo può avanzare nella vita Civile di ogni giorno.
So bene che nella mia breve digressione non si accenna ad una forma di governo
determinata ma ho solo citato le fonti da cui questa mia riflessione e per cui ri-elenco per
chiunque avesse voglia di approfondire:
Rothbard (Società senza Nazione), Platone (La Repubblica), Lao Tze, Nietzsche,
Tocqueville, ricerche di blog correlate ad essi e sull’argomento “Limiti della Democrazia” e
Società Post-Democratica.
Comprendo che ancora io stesso non ho trovato risposta e soluzione al quesito che mi
sono posto. Ho la certezza assoluta però che la Democrazia non sia la forma più giusta
per dare ad ogni uomo la Giustizia che merita.
In merito voglio salutare e ringraziare la persona con cui ho avuto un acceso dibattito, e un
fervente democratico, Dario per l’ opportunità di ordinare, seppur in modo molto breve
(servirebbe un libro a tal proposito) le mie idee riguardo la Giustizia all’interno di una
Società.
Lascio con una citazione di un Generale Tedesco padre della Tattica e Strategia Moderna,
studiato non solo negli ambienti accademici militari da ormai cento anni ma anche nelle
Università di Economia o da curiosi come me riguardo al fatto che non ho dato risposte
soddisfacenti per un tema così caldo:
“Guai alla Teoria che si metta in opposizione allo Spirito” ...e io ho seguito il mio.
Marco


Innanzi tutto ringrazio Marco per la disponibilità al dibattito, cosa che ne fa un democratico più di quanto pensi egli stesso.
Dopodiché, entro nel vivo. Comincio con una spolverata di Aristotele sulle forme di Stato e di Governo. Aristotele era, rispetto ai suoi contemporanei, quasi uno sperimentale. L'osservazione del fenomeno era per lui molto importante, al contrario del suo maestro Platone che era invece un po' più scollegato dalla realtà e idealista (non certo in senso fichtiano, semmai, per l'appunto, platonico). Aristotele riportava tutte le forme di Governo in 3 categorie, che contenevano la versione buona e la corrispondente versione corrotta:
Monarchia vs Tirannide
Aristocrazia vs Oligarchia
Politìa vs Democrazia [1]

La Monarchia è la forma in cui un sovrano, amato dal popolo, fa il bene del popolo pur mantenendo un saldo potere nella sua persona. La Tirannide è invece il caso di un sovrano autocratico che mantiene il potere con la forza e schiaccia il dissenso.
L'Aristocrazia è il governo dei migliori, cioè uno Stato in cui il potere è demandato a un ristretto circolo che, in virtù di maggior saggezza e capacità, sa decidere cos'è meglio per il popolo [2]. L'Oligarchia è un governo di pochi che si arrogano il potere con vari mezzi e tendono all'autoconservazione in quanto fanno i propri interessi e non quelli del popolo.
La Politìa è lo Stato in cui le decisioni, in un modo o nell'altro, sono prese da tutti mediante voto, assemblea o altro [3]. La Democrazia è lo Stato in cui un arruffapopolo seduce la maggioranza spingendo sulla sua pancia e in questo modo fa il bene suo o di chi vuole lui, facendo credere al popolo di decidere quando invece non è così.

Con tutti i limiti del caso, se servisse un sistema di classificazione estremamente semplificato, trovo che questo di Aristotele sia molto buono.

Per cui mi sembra di capire che Marco esprime la volontà di una aristotelica Monarchia, vedendo bene come gli Stati che pretendono di essere una Politìa finiscano regolarmente o quasi in una tra Oligarchia o Tirannide per mezzo della degenerazione Democrazia.

Ecco, la mia opinione al riguardo è che la tesi esposta sia un magnifico modello logico che però ignora molta parte dell'evidenza sperimentale. I modelli teorici si basano su determinate ipotesi, che come ben sa chi è avvezzo alla matematica, alla fisica o alla logica e alla filosofia, in quanto tali non devono essere dimostrate. Tuttavia, chi è avvezzo alla scienza sa che quando si cerca di applicare un modello a un fenomeno, la prima cosa da controllare è se le ipotesi siano verificate e in che misura.

Il modello proposto si basa sull'ipotesi di esistenza del Migliore.
Ora, prima di tutto una notazione di ordine linguistico: nel momento in cui si pretende che il Migliore sia tale in senso assoluto e non relativo, l'utilizzo del superlativo relativo è un'evidente contraddizione in termini, per cui per me sarebbe più adatto utilizzare il superlativo assoluto Ottimo e non il relativo Migliore.
In secondo luogo, non esiste a tutt'oggi una sola evidenza sperimentale che tale Migliore esista. In particolare, l'evidenza sperimentale ci dice questo:
  • ovunque il potere si sia concentrato in un'unica persona, si può dire con certezza che questa non fosse un Migliore; persino Alessandro il Grande, forse uno tra i più illuminati monarchi, o Napoleone Bonaparte, repressero nel sangue molti scontenti e in generale uccisero un gran numero di persone;
  • il Migliore sa capire quando non è più Migliore e dunque deve farsi da parte; ma ogni volta che c'è stata una persona sola al comando, non si è fatta da parte finché non è morta o è stata deposta con la forza;
  • il Migliore è riconosciuto da tutti come tale (questa era in un tweet, non riportata nella stesura, Marco correggimi se sbaglio); ma per avere la capacità di riconoscere che il Migliore è tale, dovremmo essere tutti Migliori. Ma se fossimo tutti Migliori di fatto non servirebbe un governo, in quanto tutti decideremmo in autonomia il Meglio.(questa cosa sembra molto correlata all'Ubermensch nicciano).
Mi sembra, inoltre, che Marco confonda la democrazia rappresentativa con la dittatura della maggioranza. Non basta il voto per definire democrazia una forma di Stato, e in questo l'evidenza sperimentale del Partito Nazista che vince le elezioni parla chiaro. Una democrazia è per me (e penso che si possa concordare) una forma di Stato in cui c'è innanzi tutto il rispetto dei Diritti Fondamentali dell'Uomo e del Cittadino (Vita, Salute, Libertà di pensiero ed espressione, Libertà di associazione, Diritto all'equo processo, Diritto alla proprietà privata [4]); solo successivamente (o meglio, in conseguenza) il voto e il rispetto delle minoranze. In effetti sembrerebbe che nella libertà di pensiero sia compresa la libertà di essere fascisti, ma di fatto non è così nella maggior parte delle democrazie europee (mentre ad esempio negli USA il Partito Nazista Americano ha ottenuto dalla Corte Suprema il diritto ad esistere). In altre parole, per evitare un cortocircuito, la democrazia sul modello europeo uscito dalla Seconda Guerra Mondiale prevede la libertà di esprimere ogni pensiero eccetto quelle ideologie che compendiano l'assenza della libertà di pensiero (vedi ad esempio la Disposizione Transitoria e Finale della nostra Costituzione riguardo il ricreare il Partito Fascista, che alla fine dei conti non impedisce però l'esistenza e il presentarsi alle elezioni di neofascisti dichiarati come Casapound e Forza Nuova).

La mia conclusione, andando a un livello di astrazione maggiore, è che la disamina di Marco dei problemi della democrazia (non quella aristotelica, stavolta) sia spietata ma in larga parte esatta, purtuttavia l'estrapolazione che ne fa è inesatta in quanto basata su ipotesi non verificate nella realtà, più o meno come la disamina altamente scientifica ed esatta di Marx del sistema capitalistico che porta all'estrapolazione altamente inesatta del sistema socialista.

Faccio un paragone per portarla un po' di più nel mio campo. La Tesi di Marco è il sistema Tolemaico: idealmente bellissimo e perfetto, ma basato su un'ipotesi completamente errata (l'immobilità della Terra posta al centro dell'Universo). L'attuale sistema del cosiddetto mondo occidentale della democrazia rappresentativa è il sistema Copernicano-Kepleriano: molto più brutto (pensare di essere il centro dell'Universo fa più figo che ammettere di essere un infinitesimo mucchietto di carbonio intorno a una stellina del cazzo, non prendiamoci in giro), inesatto (non riesce a calcolare la precessione del perielio di Mercurio, ad esempio), fallace in molti campi (rivela gravi problemi sulla propagazione della luce deviata dalla gravità dei corpi massicci). La relatività speciale e la gravitazione hanno condotto ad un netto miglioramento (il loro equivalente socio-politico mi sembra ancora assente).

Le ipotesi che ritengo molto più verificate sono quelle hobbesiane dell'homo homini lupus. E l'evidenza sperimentale mi dice che (si vedano tutti gli esempi riportati da Amartya Sen in La democrazia degli altri. Perché la libertà non è un'invenzione dell'Occidente) la democrazia, con tutti i suoi limiti, ha una funzione di paracadute nel caso di disgrazie, naturali o man-made che siano.

Certo è che la democrazia rappresentativa europea è attualmente in un momento di crisi, dalla quale si può uscire o ripiombando nel populismo come viatico per una dittatura della maggioranza o di una minoranza autocratica, oppure in altro modo. Io suggerisco l'altro modo.

L'altro modo secondo me si riassume in questi principi:
  • la base rimane comunque la democrazia parlamentare, dunque è fondamentale la separazione dei poteri a cui nella società odierna è necessario aggiungere il potere mediatico e quello economico;
  • perché la democrazia parlamentare sia una democrazia partecipata e non una democrazia delegata che scade regolarmente in oligarchia, è necessario un impegno costante, in più forme dall'associazionismo al movimentismo passando dalla partecipazione diretta ai partiti politici, dei cittadini;
  • correttivi di democrazia diretta come referendum propositivi oltre che abrogativi con sistemi di calcolo del quorum che tengano conto dell'astensione fisiologica;
  • inserimento, di fianco alla punizione del disonesto, il premio per l'onesto (vedi Johnatan Swift, I viaggi di Gulliver, l'amministrazione della giustizia presso i Lillipuziani)
  • severe regole di antitrust per evitare posizioni di netta predominanza del potere mediatico e finanziario [5].
Probabilmente, soprattutto l'ultimo punto, è impossibile quanto l'esistenza del Migliore. Ma anche la Teoria della Gravitazione non riesce a spiegare tutto (es. i "capelli" di energia dei buchi neri), esattamente come il sistema copernicano non spiegava la precessione dei perieli di Mercurio.

E dunque concludo anche io con una citazione, di una persona che non è esattamente vicina alle mie idee:
È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora.
(Winston Chuchill)
_______________________
[1] La democrazia è per Aristotele la forma corrotta, oggi lo stesso principio sarebbe probabilmente meglio espresso con la parola "Demagogia" o "Populismo".
[2] Risulta evidente il richiamo alla Repubblica di Platone.
[3] Ricordiamo che Aristotele viveva al tempo delle Città-Stato, e che l'unico esempio di Stato Nazionale/Regionale che aveva sott'occhio era la Macedonia di Filippo.
[4] Praticamente la Dichiarazione Universale nella sua prima stesura più la libertà di associazione.
[5] E questa è ovviamente la cosa più difficile da ottenere

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